Gabriele Ferraresi - Mad in Italy. Manuale del trash italiano. 1980-2020 (2020) sociologia MIRCrew
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Ultimo aggiornamento: 2024-10-19 16:19
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Gabriele Ferraresi
MAD IN ITALY : manuale del trash italiano, 1980-2020
(2020)
Mad in Italy è un pellegrinaggio alla scoperta della parte più esposta e meno raccontata dell’anima italiana: il tentativo di ricostruire il puzzle dell’identità nazionale attraverso i suoi tasselli più assurdi e volgari, per cercare di capire che cosa di noi è rimasto immutato nel tempo e come invece siamo cambiati. Un bestiario del trash contemporaneo in cui, tra vip in declino e anonimi individui baciati per un momento dalla gloria, riconoscere il nostro volto più vero e imbarazzante.
AUTORE PRINCIPALE
Ferraresi, Gabriele
TITOLO
Mad in Italy : manuale del trash italiano, 1980-2020 / Gabriele Ferraresi
PUBBLICAZIONE
Milano : Il saggiatore, 2020
DESCRIZIONE FISICA
423 p. ; 19 cm
COLLEZIONE
La cultura ; 1372
TITOLO DI OPERA
Mad in Italy | Ferraresi, Gabriele
Scheda di autorità
NUMERI
[ISBN] :
978-88-428-2683-5
[BNI] :
2020-7451
NOMI
[Autore]
Ferraresi, Gabriele
Scheda di autorità
SOGGETTI
Cultura di massa - Italia - 1980-2020 Nuovo soggettario
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Il Gabibbo che sfiora la top 10 dei singoli musicali più venduti. Gianfranco Funari candidato sindaco a Milano. Renato Pozzetto che gareggia nella Parigi-Dakar. Le televendite di Wanna Marchi e degli improbabili piazzisti di Telemarket. Monsignor Milingo che passa dal cantare a Sanremo allo sposarsi allo Yankee Stadium di New York. L’Uomo Gatto a Sarabanda. C’è un filo unico che collega queste immagini: un insieme di idiozia e genialità, cattivo gusto e spontaneità, ingenue velleità e spettacolari fallimenti, comportamenti immorali e manifestazioni grottesche, premesse drammatiche e risoluzioni comiche. In una parola, il trash. Gabriele Ferraresi ripercorre questo filo lungo gli ultimi quarant’anni di vita del nostro paese: gli arroganti e spensierati anni ottanta, incarnati dai paninari e da Jerry Calà, da Luis Miguel e dalla guida alle discoteche d’Italia di Gianni De Michelis; i colorati anni novanta, con il karaoke in tv e Luke Perry che passa da Beverly Hills 90210 a Vacanze di Natale 95, ma anche con Nino D’Angelo che gira una parodia di Titanic in salsa neomelodica; i primi anni del nuovo millennio, che scorrono inquieti tra il ministro Calderoli che sfoggia una maglietta irriverente su Maometto provocando scontri armati in Libia e l’epica lite in diretta tra Antonio Zequila e Adriano Pappalardo; e infine lo spaventato e confuso decennio seguito a crisi economica e diffusione dei social, con il furto della salma di Mike Bongiorno e la webserie The Lady, la svolta mistica di Pippo Franco e il mistero delle nozze tra Pamela Prati e Mark Caltagirone.
Introduzione
«Sai cosa mi sembra l’Italia? Un tugurio in cui i proprietari sono riusciti a comprarsi la televisione».1 La frase la pronuncia Pier Paolo Pasolini in un’intervista del 1963 ad Alberto Arbasino e sarebbe un buon modo per iniziare un libro sul trash. C’è però bisogno di andarci cauti, perché – primo – le citazioni per darsi un tono sono da evitare come la peste e – secondo – cosa ci può mai dire dell’Italia di oggi una frase pronunciata nell’Italia del 1963? Cosa c’è in comune tra i noi di allora e i noi di oggi? Poco, sotto certi aspetti probabilmente quasi niente: però partiamo da quell’anno, teniamo buono almeno lui; vedremo poi perché.
Nel 1963 la tv che Pasolini considera già oppio per una sotto-umanità irredimibile è niente meno che la Rai, emittente unica del presidente Novello Papafava dei Carraresi, un aristocratico e intellettuale veneziano con un casato da film di Pupi Avati. Papafava dei Carraresi aveva partecipato alla Prima guerra mondiale agli ordini di Ferruccio Parri sfiorando Caporetto, e veniva da una famiglia in cui nel corso dei secoli il sangue si era mischiato abbastanza spesso con quello dei Borromeo. Facile intuire che quella Rai fosse una tv (e una radio) di Stato molto diversa dall’odierna; eppure per uno dei maggiori intellettuali italiani del tempo non andava bene comunque.
Qualche rimpianto emerge in realtà proprio a guardare le Teche Rai del 1963, tra interviste a Fritz Lang, Carlo Emilio Gadda, Primo Levi, varietà con
.....
Gabriele Ferraresi (1982), giornalista e scrittore, è stato direttore responsabile di Sapiens e collabora con Esquire. Per il Saggiatore è uscito nel 2012 L’uomo che riuscì a fottere un’intera nazione, e nel 2020 Mad in Italy.
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